Dov’eravamo rimasti? Ah, i 20 film del 2021 che avreste dovuto vedere.

Non credo che il 2021 passerà alla storia come uno dei migliori anni per il cinema (e nemmeno per i videogiochi, di questo ne abbiamo parlato qui, e per la musica e, vabbè, ci siamo capiti), visto che, pur non avendo avuto difficoltà a trovare 20 titoli degni di essere citati, come dire, “me li sono dovuti andare a cercare”, tra le tante visioni di quest’anno, visto che alcuni autori attesi hanno toppato l’uscita, il livello medio delle produzioni si sta abbassando considerevolmente e delle cose davvero buone in sala è arrivato poco e nulla e quel che è arrivato è passato troppo in fretta (del resto, quando nessuno dei vincitori dei tre festival più importanti riesce, nemmeno per un giorno, ad entrare nella top ten dei film italiani più visti, significa che il pubblico nostrano oramai è del tutto incapace di riconoscere la qualità, pure se gliela sbatti in faccia). Ma sono certo che il pubblico di Players è più evoluto della media e ancora attento a cogliere gli spunti che gli vengono offerti. O no?

Vabbè, cominciamo.

Ah, solito avvertimento: è un elenco, non una classifica.

Ok, cominciamo per davvero.

1- BELFAST

Dopo una serie di indifendibili minchiate Branagh torna a parlare di casa sua, del suo passato, della sua terra e, tornato nella sua comfort zone, si scrolla di dosso le scorie tossiche hollywoodiane per riprendere i fasti di inizio carriera. Il film è un coming of age classico ed elegante, impreziosito da un bianco e nero abbacinante, che tiene sempre sullo sfondo, facendole emergere quando serve, le dolorose e complicate vicende della “questione nordirlandese”. Il ragazzino protagonista è un crack assurdo, tutti gli altri fantastici. È il classico film che sbanca agli Oscar, si vedrà.

2- BENEDETTA

Non so se sarà l’ultimo di Paul Verhoeven perché, insomma, l’età avanza, ma qualora lo fosse, che gran chiusura di carriera. Benedetta è puro distillato di Verhoeven al 100% e nelle due ore ci sono tutta la sua poetica, la sua concezione del mondo e, ovviamente, un personaggio femminile memorabile. Benedetta, versione mistica e rinascimentale di Catherine Tramell, ammalia e manipola, trama e concupisce, serva di Dio e padrona di uomini (e donne) che la venerano come una divinità. In mezzo, un godurioso susseguirsi di roghi e flagellazioni, lesbicate e orgasmi, sangue e merda, stimmate e tormenti assortiti, che il Nostro rappresenta con la consueta, amatissima, esilarante e barocca spettacolarità, senza mai risultare autoindulgente o manicheo.

3- IL GIOCO DEL DESTINO E DELLA FANTASIA 

È decisamente l’anno di Ryūsuke Hamaguchi. Ancora più essenziale e minimalista (e accessibile) di Drive My Car, tre racconti (due molto buoni, ma il terzo, l’ultimo, sta una spanna sopra) declinati al femminile che raccontano di amori, ricordi, rivelazioni e coincidenze. L’erede spirituale del cinema umanista di Rohmer, ma con quel quid orientale che lo rende unico e originale. Film di parole, ma mai logorroico.

 

4- THE TRIP

Marito e moglie “in grossa crisi”, decidono di trascorrere un weekend in una baita isolata, apparentemente per appianare le loro controversie, in realtà ognuno con l’obbiettivo di fare fuori il coniuge, ma i rispettivi piani vanno a gambe all’aria a causa dell’arrivo di… imprevisti.
Una delle miglior commedie dark dell’anno (nordica, as usual), resa vivacissima da uno script brillante che propone situazioni via via sempre più assurde e demenziali ed una regia che non risparmia su gore e ultraviolenza. Loro sorprendentemente (auto)ironici, finale da incorniciare.

 

5- DRIVE MY CAR

Strepitoso, uno dei migliori film dell’anno, come al solito Cannes si conferma il Festival dove gira la roba migliore. Un regista teatrale perde prima la figlia e poi la moglie e cade in depressione. Per provare a uscirne, accetta di allestire con una compagnia multietnica Lo Zio Vanja, ma in una città molto lontana: durante i lunghi viaggi in auto fa amicizia con una giovane autista che lo aiuterà ad elaborare il lutto. Film di pensieri e parole, di luoghi (la casa, l’auto e il teatro) e sguardi, di ritorno alla vita, 3 ore che volano tra dialoghi perfetti, cast impeccabile e una regia sobria ed essenziale che non cede mai al melodramma.

6- LA SCELTA DI ANNE – L’EVENEMENT

Film efficace e necessario: lo svolgimento è ordinato con alcuni picchi di eccellenza (la sequenza dell’aborto, che lascia il segno), bravissima la Vartolomei, col suo spirito indomito ed il suo volto atemporale, simbolo delle giovani di ogni latitudine, che viene lentamente emarginata da tutti (partner, amiche, famiglia, Stato) e lasciata sola ad affrontare un problema quasi insormontabile. Mezzo secolo e le cose non sono cambiate poi molto, eh?

7- LAMB

Una coppia gestisce un allevamento di ovini in una fattoria islandese lontana da tutto. Un giorno, una pecora dà alla luce una creatura con il corpo di un bambino e la testa di un agnello: i due lo crescono come un figlio, ma non hanno fatto i conti con mamma pecora…
Bizzarro ma riuscito folk/horror/thriller (presentato a Cannes, tra l’altro), Lamb si inserisce nel ricco filone “uomo vs natura” che negli ultimi anni ha regalato titoli molto interessanti (Border su tutti) e quasi tutti di matrice nordica. Valdimar Jóhannsson alterna spazi infiniti e luoghi strettissimi, giocando sardonicamente con la suspense e l’accettazione dell’incredibile. Loro due splendidi, i soffici ovini, gli scenari islandesi e una ost “bianca” fanno il resto.

8- TITANE

Potentissimo! Conferma il talento di Julia Ducournau, che si era fatta notare qualche anno fa con l’interessante Raw – Una cruda verità. Stavolta è tutto elevato al diapason, con i primi venti minuti, assolutamente eccezionali sono ogni punto di vista (ma che potrebbero far fuggire qualcuno dalla sala), che fungono da antipasto ad un pranzo al tempo stesso luculliano e indigesto, in cui l’autrice mette dentro un po’ di tutto dal sesso all’ultraviolenza, dal titanio all’olio motore, dal miglior Cronenberg al più folle Carax, conferendo al mix quel tanto di originalità sufficiente a renderlo memorabile.

Visto chi c’era in giuria a Cannes, non mi stupisce che abbia vinto la Palma d’Oro, anche se non sono sicuro che meriti il titolo di miglior film in concorso (di certo quello più “visionario”, termine che per una volta ha senso utilizzare). Assolutamente fuori parametro le performance di Agathe Rousselle, che ricorda il Malcolm McDowell di Arancia Meccanica, e quella, meno “spettacolare” ma altrettanto solida di un Vincent Lindon caricato a molla. Visione spesso faticosa, ma imprescindibile.

9- IL COLLEZIONISTA DI CARTE

Piccola gemma e al tempo stesso gigantesca dimostrazione di talento e intelligenza di Paul Schrader, che firma l’ennesimo film memorabile, raccontando una classica storia di faticosa e logorante redenzione, muovendosi ubiquo tra sessioni di poker e flash di tragedie passate, guerre internazionali e drammi privati, come meglio non si potrebbe. Alcune idee visive sono assolutamente folgoranti (le camere dei motel “impacchettate” come fossero opere di Christo), dialoghi serrati, voice over mai molesto e un cast assolutamente perfetto. Cinema con la C maiuscola.

10- LA RAGAZZA DI STILLWATER

Padre yankee rozzo ma tenace si trasferisce a Marsiglia per provare l’innocenza della figlia incarcerata per un omicidio. Verrà aiutato da un’attrice francese con pargola, ma sarà dura per tutti.

Potentissimo thriller “umanista” del sempre indecifrabile Tom McCarthy, che alterna filmoni eccezionali a dimenticabili scemenze. Damon assolutamente perfetto, da Oscar, forse la sua migliore interpretazione di sempre, script asciutto e convincente, una parabola laica sull’inevitabilità del destino, regia impeccabile che conferisce il giusto spazio alla città, evitando derive “turistiche” (però la scena allo stadio è presa di peso da Il segreto dei suoi occhi, versione originale of course). Promosso!

11- ANNETTE

Premesso che Carax si ama o si odia, si prende o si lascia, io amo e prendo. Affascinante (e spesso autoreferenziale) anti-musical, pregno di inquietudini, che racconta la storia d’amore tra due divi affermati, travolta dalla nascita di una bambina/creatura/”cosa” dotata di straordinarie capacità. Assolutamente sensazionale la colonna sonora degli Sparks, su cui si regge tutto il film (e che conferma la capacità di Carax di dare il meglio quando di mezzo c’è la musica, chi si ricorda la corsa a perdifiato di Denis Lavant sulle note di Modern Love di David Bowie in Rosso sangue?), perfetti sia Driver che la Cotillard (e quando mai non lo sono?). Bellissimo da vedere e ascoltare, ma evidentemente non per tutti.

12- CODA

Riuscito coming of age, che racconta i tentativi di una ragazza udente (unica della sua famiglia, dove sono tutti sordi) di accedere ad un’accademia musicale e al tempo stesso sopravvivere ai problemi tipici di un’adolescente della sua età. La versione “teen” di Sound of Metal, molto meno drammatica e ricca di ottimismo, umorismo e “vibrazioni positive” (letteralmente, nella scena migliore del film) graziata dalle performance sublime di un cast perfetto (la protagonista, Emilia Jones, farà una gran carriera, la sorpresona è Eugenio Derbez). Promosso.

13- LIMBO

Una tragi-commedia british scritta, diretta e interpretata come meglio non si potrebbe. La storia (un piccolo gruppo di immigrati “sverna” in una remota isola scozzese, in attesa che le lunghissime pratiche burocratiche per la richiesta di asilo vengano valutate) potrebbe prestarsi facilmente a interpretazioni demagogiche e ideologie varie e invece scorre fluida, asettica, esilarante e drammatica, senza soluzione di continuità. Tutto strepitoso insomma, a cominciare dalla sequenza iniziale, che va dritta al primo posto come migliore incipit cinematografico del 2021.

14- PIG

A Cage, ex chef ritiratosi in mezzo a una foresta che campa trovando e vendendo tartufi, rapiscono il maiale, fondamentale per la loro scoperta. Ovviamente non ci sta e torna in città per individuare i rapitori e riprendersi il prezioso suino…
Oramai abbonato a ruoli e storie WTF, Cage si conferma il re delle produzioni “Direct-to-VOD” (anche se questo è uscito al cinema) e funziona sempre, come in Mandy, Willy’s Wonderland e come sicuramente sarà nel prossimo The Unbearable Weight of Massive Talent (dove interpreta sé stesso…).

Sulla carta potrebbe sembrare un clone sfigato di John Wick (del resto, i presupposti sono simili), ma svolgimento, scrittura e regia di Michael Sarnoski (da tenere d’occhio con attenzione), trasformano la storia in una sorta di peregrinazione filosofica che il protagonista intraprende assieme ad un giovane padwan (con annesso colpo di scena finale) che stupisce e sorprende. La sequenza al ristorante vale il film ed è una delle migliori del 2021. Grande Nicolas, continua così.

15- RIDERS OF JUSTICE 

Una delle migliori dark comedy degli ultimi anni.
Un militare torna a casa dalla figlia adolescente, sopravvissuta ad un incidente in cui è morta la madre. Un giorno, a casa dei due, si presenta un altro superstite, convinto che l’incidente sia stato un complotto…
Graziato da una regia scintillante e da alcune gag strepitose, Riders of Justice (questo il titolo internazionale) è di fatto la versione supermigliorata del classico “revenge movie con Liam Neeson”, cui l’autore (Anders Thomas Jensen) aggiunge quel tanto di nonsense e surreale da renderlo unico e particolare. La banda di sfigati che affianca Mikkelsen nella sua “ricerca della verità” è esilarante e umanissima e non c’è comparto del film che non sia meno che eccellente.

16- PREPARATIONS TO BE TOGETHER FOR AN UNKOWN PERIOD OF TIME

Una talentuosa neurologa ungherese che vive negli USA, torna a Budapest per incontrare un collega col quale aveva avuto un breve ma intenso flirt, ma all’appuntamento non si presenta nessuno e quando finalmente riesce a incontrarlo, lui sostiene di non averla mai vista…
Delizioso noir sentimentale ungherese, sempre in bilico tra realtà e fantasia (Lei si è inventata tutto? Lui è un fantasma? Quello che vediamo è reale o frutto di un disturbo neurologico?), che parla d’amore (e medicina!) con grande efficacia, prendendosi i tempi giusti e scegliendo la narrazione più appropriata (pochi dialoghi, molti primi piani sulla protagonista). Su tutto brillano il talento e la bellezza di Natasa Stork.

17- BAD LUCK BANGING OR LOONY PORN

Una insegnante gira assieme al compagno un filmato hard che viene caricato e diffuso a sua insaputa su Pornhub. La donna viene quindi sottoposta ad un “processo” da parte dell’assemblea dei genitori della classe dove insegna.
Meritato Orso d’oro a Berlino 2021 e girato durante la pandemia, Bad Luck Banging or Loony Porn è un film (romeno) totalmente fuori di testa, grottesco, molto coraggioso (il filmato incriminato che apre il film è de facto un porno fatto & finito) e assolutamente geniale ed esilarante nella sua messa in scena del “dramma” della protagonista, una donna che però non ha assolutamente intenzione di farsi mettere i piedi in testa.

Il film è diviso in tre parti e già la prima, che rappresenta il viaggio a piedi da casa a scuola della protagonista, senza dialoghi, è, isolato dal resto, un trattato di sociologia urbana e vale da solo la visione. La seconda è Koyaanisqatsi, ma girato sotto anfetamina, mentre la terza è il kafkiano processo, che si trasforma (ovviamente) in farsa. Che dire? Capolavoro. 

18- SCOMPARTIMENTO N.6 – IN VIAGGIO CON IL DESTINO

Lui, Lei e un treno che si dirige verso il circolo artico, circondato da lande desolate. Una acuta e divertente riflessione, che non è un road movie né una love story convenzionale, sulla solitudine, le differenze sociali, l’attrazione tra gli opposti e la rappresentazione malinconica e struggente di un’epoca, la fine degli anni ’90, e dei simboli che l’hanno caratterizzata.

19- APPLES

Nel mezzo di una pandemia mondiale che causa un’improvvisa amnesia, Aris è un uomo di mezza età che si ritrova iscritto a un programma di recupero pensato per aiutare i pazienti che non sono stati identificati da nessuno a costruirsi una nuova identità. Svolge i compiti che gli vengono prescritti quotidianamente su delle audiocassette, in modo da potersi creare dei nuovi ricordi e documentarli con una macchina fotografica e sembra tornare a una vita normale incontrando Anna, a sua volta inserita in un programma di recupero…
Interessante riflessione sulla memoria, l’identità e l’importanza dei ricordi: siamo solo quello che ricordiamo? Ennesima conferma della vitalità del cinema greco, Yorgos Lanthimos sta facendo proseliti.

20 – E’ STATA LA MANO DI DIO

Il miglior film di Sorrentino e uno dei migliori film italiani di questo secolo. Condensato in due ore, il racconto di una città, di un’era, di una famiglia e di tutto il tragico e il comico della vita.

Le precedenti annate dei Film che avreste dovuto vedere

I 20 film del 2020 che avreste dovuto vedere (più altri consigli)

2019: i 20 film che avreste dovuto vedere

2018: i 20 film che avreste dovuto vedere

2017: i 20 film che avreste dovuto vedere

…e via via a ritroso. Potete trovare le classifiche/liste degli anni precedenti cliccando su “Listoni!” in alto a destra.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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